Cari assidui lettori e lettrici di questo mio spazio in rete,
l'interesse che mostrate per le tematiche affrontate quotidianamente è di giorno in giorno sempre più nitido e lo dimostrate con le condivisioni, i commenti e le mail che ogni giorno ricevo e alle quali piacevolmente rispondo.
A questo scopo, e per renderVi sempre più partecipi, ho deciso di inserire in questo post uno dei racconti più significativi del mio libro
'Ricercando il Cuore' pubblicato nel 2010, e il cui ricavato (sempre bene ricordarlo) viene interamente devoluto al Meyer di Firenze per il finanziamento della ricerca.
Il racconto di ciò che è accaduto ad Aldo (chiaro nome di fantasia), purtroppo si è realmente verificato.
E Vi prego di credere, cari amici, che è solo una delle tante storie, al limite dell'inverosimile, cui ho assistito nella mia carriera.
MOGLIE E BUOI.....
Aldo ha aperto da qualche anno un
bel negozio di alimentari in Versilia.
Tre sporti su una strada
centrale, mette in mostra prodotti di pregio, una buona bottiglieria e una
gastronomia preparata con cura, ricca e variata.
Di mezza età, una cinquantina
d’anni ben portati, Aldo muove la sua corporatura massiccia con l’agilità di
gesti ormai collaudati a servire veloce più gente possibile, tagliando,
incartando, pesando, un occhio al cliente per carpirne l’approvazione e uno
alle tacche della bilancia.
Ha da molto tempo investito tutto
se stesso in quell’esercizio, come se la sua vita non fosse stata distratta da
altro, diremmo culturalmente e da un punto di vista esistenziale, ben affiatato
con le sue bottiglie e le sue scatole ma forse un po’ rozzo e poco elastico per
tutti gli altri aspetti che l’esperienza ti può presentare.
Da un po’ di tempo la sua
attenzione è attratta da una nuova cliente, una extracomunitaria che chiede
quasi sempre focaccia e affettato, uno spuntino per poi riprendere le lunghe
camminate sulla spiaggia a proporre vestitini estivi e parei, di ogni colore e
tessuto.
Una di quelle belle donne fiere
del loro portamento, eleganti in indumenti dai colori accesi e dalle fantasie
etniche, pettinate con treccine allineate e ravvivate da perline di pasta di
vetro, con una cura maniacale, forse in
ricordo di antichi riti tribali in mezzo alle radure in terra battuta di un
villaggio africano.
Con la cesta sulla testa in
equilibrio sembrava slanciare ancora di più la sua figura con un ornamento
supplementare, puntellando con le mani sui fianchi un’andatura lenta e
costante, in mezzo ai lettini un po’ blasfemi delle turiste rimbambite dal
sole.
L’estroversione di Aldo,
collaudata da migliaia di approcci con clienti di tutti i tipi e di tutte le
età, fa breccia nell’attenzione della donna e- piano piano - produce una
conoscenza che esce dal bancone del negozio e si approfondisce, dopo che la
serranda è abbassata per il riposo a lavoro finito.
La donna ha una figlia che fa
venire in Italia, nel 1998,
a 7 anni, di nome Sally (così le cronache riportano)
dopo che si è celebrato il matrimonio con Aldo nel 1996.
Lui non ha resistito: tutti
quegli anni in piedi dietro il bancone, in quell’ambiente a servizio degli
altri, gli appaiono come asfittici, negatori di un respiro più largo e denso di
promesse.
Quegli occhi neri di un nero
pieno di mistero, da interrogare all’infinito, quel colore blu di una pelle
serica e quasi lucente, quel portamento regale, come di una esotica
principessa, quell’accento inaudito, una cantilena dolcissima con cadenze
francesi, gli spalancano un orizzonte vasto,
finalmente dischiuso verso promesse senza confine, così esclusive e
lontane dai tic e dalle piccinerie delle massaie e delle petulanti e vuote
signore piccolo borghesi.
Si sposano e nel 1997 nasce la
piccola Luisa.
Ma poi.. pensava Aldo, moglie e
buoi dei paesi tuoi…
Certo lui non era uno stinco di
santo. Quella sua vita di cinquantenne così angusta e in certo modo chiusa, gli
avevano provocato un vizio radicale di incompatibilità di fronte ad ogni novità
reale che comportasse un cedimento alle sue ormai cristallizzate abitudini.
Un modo di dialogare
completamente divergente, tale che provocava in lui rabbie tremende, più per la
frustrazione di non trovare un metodo di ragionamento che sulle concrete
diversità di opinione sui fatti in se stessi.
Una rigidità reciproca li faceva
sbattere l’uno contro l’ altra in toni anche violenti, tali che, nel 2001, la
coppia si separa.
Due anni dopo Aldo paga i suoi
eccessi in una separazione giudiziaria
in cui subisce una condanna per maltrattamenti a un anno con la
condizionale e al pagamento di 5000 euro di multa.
Ma nel 2006, il fulmine scoccato
da un dio malvagio condanna Aldo per aver fatto una scelta così irragionevole,
lontana dalla sua piccola logica di bottegaio un po’ gretto, poco allenato ai
giochi troppo complessi e di difficile interpretazione per la sua arida
sensibilità.
Evidentemente sull’abbrivio della
causa precedente, come una rappresaglia, come il morso di una belva selvaggia
disturbata nella quiete del suo mondo esclusivo, ecco la denuncia contro Aldo
per molestie sessuali a Sally, la figlia adottiva.
Siamo nel 2006 e Aldo resta in
carcere 3 mesi. Ma soprattutto, assiste pressoché impotente al lento
sgretolarsi di tutta la sua vita.
-Sono stato arrestato e ristretto
a Sollicciano in una cella con sei persone, due albanesi, un rumeno, un
marocchino, un cinese e un italiano.
Dopo 4 giorni mi portano dal GIP:
per la prima volta ho avuto le manette, la cosa più umiliante per un uomo di
oltre sessant’anni
Non mi hanno fatto cambiare i
vestiti per un mese e mezzo.
Il 24 dicembre, la vigilia di
Natale, mi trasferiscono in una comunità.
Mille volte meglio il carcere.
Sono stato lì fino a metà marzo e
in prossimità del processo mi hanno concesso gli arresti domiciliari a casa di
mio fratello.
I carabinieri si presentavano per
i controlli due o tre volte al giorno, come in comunità
Questo ha provocato la rottura
dei rapporti con mio fratello e la sua famiglia che non vedeva bene un galeotto
in casa.
Ho chiesto all’avvocato e ai
carabinieri di riportarmi in carcere ma mi dicevano che non era possibile.
Il 10 aprile mi arriva la revoca
degli arresti ma devo stare lontano da casa, dal paese della moglie, così ho
dovuto affittare una camera e ricomprare tutto.
Affitto, vettovaglie, vestiti, ho
speso più di 25.000 euro.
Dopo due anni la mia casa,
rimasta chiusa, era in uno stato pietoso: luce, gas e acqua tagliate perché non
avevo pagato le bollette, la caldaia in tilt, l’umidità aveva fatto marcire i
mobili.
Dodicimila euro per risistemarla.
Il processo intanto era stato
rinviato.
Quante cose ci sarebbero da dire
sui magistrati e la loro lentezza…
I rinvii si sono succeduti fino
all’ottobre del 2008.
Guardando all’indietro, nel 2006
avevo una causa pendente con un muratore per lavori fatti all’immobile e
contavo di saldarlo con i soldi messi da parte per evitare il pignoramento, ma
quei soldi sono andati tutti agli avvocati, data l’importanza della causa.
Oggi ho una casa che vale 300.000
euro che verrà battuta in asta a 100.000.
Finirò in mezzo a una strada dopo
40 anni di lavoro e di sacrifici.
Tra l’altro ho una pensione di
450 euro con la cessione del quinto per una altra bega legale.
Avevo una udienza davanti al
Giudice di pace per una multa del 2003…
avevo la documentazione a mio discarico ma quel giorno ero in visita a
Sollicciano…in permesso premio…..
Ho quindi avuto torto e mi hanno
messo il fermo amministrativo sulla macchina, ormai ridotta a un rottame.
Ma anche per rottamare ci
vogliono i quattrini.
Nel periodo in cui sono stato in
carcere, in comunità e in allontanamento da casa credo siano arrivate altre
pretese che non ho potuto verificare, tra l’altro una cartella delle tasse che non so nemmeno di cosa si tratti.
Il periodo in comunità è stato il
più nero: da mangiare solo roba scaduta o quasi per esserlo...
Io ero uno degli addetti che
tutte le mattine andava in giro per mercati a raccattare frutta e verdura che
gli ambulanti scartavano.
Da quel momento anche i denti
hanno cominciato a cadermi per la piorrea.
La notte mi sveglio con la
sensazione delle manette ai polsi, mi sento peggio di un barbone, una larva,
piango di continuo e per nulla.
Ho la paranoia dei postini, mi
sembrano messaggeri di sventura, cado in preda all’ansia.. tra poco finirò in
un manicomio.
Parlo da solo come uno matto
squilibrato e ho problemi di cuore.. meglio schiattare subito.
Tutto questo è cominciato da
quando mia moglie ha chiesto il divorzio.
Tutto questo, nonostante che il
23 ottobre 2008 Aldo sia stato assolto perché il fatto non sussiste………………
La giustizia deve fare ancora il
suo pachidermico corso perché la moglie si è appellata.
Le molestie non sono state
provate perché le testimonianze di madre e figlia non sono apparse convincenti
e, invece, contradditorie sotto molti aspetti.
In Italia su 100 accusati di
molestie sessuali, si verificano solo 13 condanne. Delle 87 vite comunque
distrutte da una carcerazione ingiusta ( il risarcimento chiesto da Aldo sembra
acqua per occhi ), dalle conseguenze economiche e sociali, nessuno ne parla.
Senza parlare degli aspetti
psicologici, drammatici , che nemmeno un’altra vita vissuta potrebbe mai
neppure in parte sanare.
Tratto da 'Ricercando il cuore' di Guglielmo Mossuto.