venerdì 28 dicembre 2012

LA CONCLAMATA "ATTITUDINE" AL DIVORZIO PUO' ANNULLARE IL MATRIMONIO.


Tra le recenti decisioni della Suprema Corte, quelle inerenti il diritto di famiglia e nella fattispecie il divorzio, sempre più spesso mi lasciano sgomento.
E' il caso di questa pronuncia della Cassazione Civile secondo la quale è nullo il matrimonio quando risulti che anche uno solo dei coniugi, già prima di sposarsi, aveva delle serie titubanze sull’indissolubilità del matrimonio e di tali convinzioni non abbia fatto menzione all’altro coniuge.
La Cassazione  ha infatti riconosciuto efficacia, anche all’interno dello Stato italiano, alla pronuncia della Sacra Rota (il cosiddetto tribunale ecclesiastico) che abbia acclarato la mancanza di serietà del fatidico “si” e, conseguentemente, abbia dichiarato nullo il matrimonio.
Insomma, la propensione al divorzio di uno dei due nubendi costituisce una scappatoia per far dichiarare nullo, non solo per la Chiesa, ma anche per l’ordinamento italiano, il “sacro vincolo del matrimonio”.
Secondo la Suprema Corte, affinché la nullità del matrimonio, dichiarata in sede religiosa, abbia efficacia anche in sede civile , è sufficiente che la sentenza del tribunale ecclesiastico sia fondata su testimonianze degli amici della coppia, dalle quali si evinca il proposito di uno dei coniugi di divorziare.
Bisogna dunque dare prova che il proprio partner, quando ha contratto matrimonio, non considerava l’unione come indissolubile e che tale convinzione non fosse stata da questi manifestata all’esterno. In questo caso, il “si” risulterebbe infatti condizionato e non sincero.
Ottenuta la pronuncia di nullità del matrimonio dal tribunale ecclesiastico, affinché tale sentenza esplichi i propri effetti anche nello Stato italiano, è necessario avviare presso la Corte d’Appello un procedimento detto “giudizio di delibazione”.
La sentenza ecclesiastica di nullità del matrimonio, resa esecutiva nello Stato italiano tramite delibazione, consentirà di unirsi in nuove nozze con rito religioso cattolico .

Questa pronuncia conferma l’orientamento adottato già in passato dalla Corte. Infatti, con una sentenza del 2000, la Cassazione ha accolto il ricorso di un uomo che, solo dopo aver contratto matrimonio, aveva scoperto nella moglie l’intenzione di non osservare il dovere di fedeltà per tutta la vita.
Tuttavia il dubbio amletico resta: perchè sposarsi con l'intenzione di divorziare?
Guglielmo Mossuto

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